Alessandro Di Liberto – Punti di vista (Gleam records)
Trinetones – Polaris (emme records)
Se ci fosse bisogno di una conferma circa la perdurante influenza di John Coltrane sui musicisti jazz, ecco due uscite discografiche del panorama italiano – uno è un esordio – significative del fenomeno, accumunate anche da un’altra caratteristica: la volontà di rappresentare, insieme all’amore per il linguaggio e la tradizione del jazz, la cultura, musicale e non solo, della regione italiana di provenienza.
“Punti di vista” è l’esordio del pianista e compositore sardo Alessandro Di Liberto, che guida un quartetto composto da Laura J Marras al sax alto, Sebastiano Dessanay al contrabbasso e Roberto Migoni alla batteria.
Coltrane lo si avverte quasi subito, nell’iniziale “Vento di mare“, con il fraseggio intimo ed articolato del sax che risulta vero co protagonista del leader, a confermare un dualismo che unisce i protagonisti anche fuori dalla musica. Lo si ritroverà, in tracce, ed insieme ad influenze della più recente storia post bop, nelle nove composizioni successive, animate dalla lirica vena narrativa del pianoforte e da una sezione ritmica dall’esemplare equilibrio.
La Sardegna, invece, al cui ambiente aspro ed incontaminato il disco è dedicato, emerge, gradualmente, nei titoli e nelle atmosfere di composizioni che nascono da uno sguardo affettivo e dal genuino sentimento di appartenenza alla propria terra. Il viaggio ideale all’interno dell’isola parte da una “Spiaggia di riso” sferzata dalle folate del sax, si adagia nella contemplazione estatica del “Verde ed azzurro” della omonima ballad, e trova un primo momento di sintesi nelle cangianti cadenze de “L’orologio del tempo“, con la ritmica prima incalzante a supportare le geometrie del sax e quindi rilassata ad avvolgere il solo del pianoforte.
Il percorso prosegue quindi con l’intenso passo a due piano/sax, introdotto da un solo del contrabbasso di “Pan di zucchero“, le swinganti atmosfere che conducono “Sulla torre“, per poi scendere ed affrontare una corsa a briglia sciolta sulle ali del sax e del motore ritmico sulla “Riviera di corallo“. “L’isola dei Giganti” è un altro dei brani più articolati: parte da un ostinato del contrabbasso e dallo strascicato battere per lasciare spazio all’arioso tema del sax che confluisce in una meditativa oasi solista del pianoforte per poi tornare ad alcune variazioni sul tema nella sezione finale.
Un disco che nell’omogeneità e nell’equilibrio del materiale tematico e della sua confezione trova, al tempo stesso, un pregio, quale segno identitario, ed un limite, acuito talvolta da un uso coreografico degli sfondi elettronici. Sarà interessante verificare il quartetto anche in contesti diversi e seguire l’evoluzione di un sax molto promettente.
Si parte dalla Puglia e dalla Sicilia e si arriva nel territorio delle Alpi Orobie per definire le coordinate geografiche dei Trinetones, nato come trio piano-less ma in questa registrazione espanso a diventare un quintetto che vede la partecipazione di Filippo Schifano alla tromba e Domenico Sanna al pianoforte insieme al nucleo base costituito da Giovanni Balistreri al Sax tenore, Marco Lenoci al contrabbasso e Francesco Cotugno alla batteria. La lezione di Coltrane, composizioni che inglobano elementi della tradizione, e la dinamica fra i due fiati sono i tratti distintivi della formazione, resi bene espliciti fin dal brano iniziale “Polaris” con il trascinante tema e le estemporanee sezioni percussive.
” Chavez“, ispirato all’impresa dell’omonimo aviatore peruviano che per primo trasvolò le alpi, sviluppa un denso groove ritmico sul quale sax e tromba intessono il tema all’unisono per poi separarsi nei rispettivi assolo e proseguire il gioco del call and response fra tradizione e modernità.
Gioco che prosegue su toni minori nella rarefatta “Stockholm Street“, una ballad chiaroscurale introdotta e sviluppata da un tema circolare del pianoforte con il solo della tromba in bella evidenza. La Sicilia fa capolino con echi di musica popolare nelle cadenze di “Trinacria“, che mescolano blues, swing ed improvvisazione in dosi uguali, mentre “Mountain Mates“, una delle due tracce, insieme a quella iniziale, riservata al formato del trio, usa il malinconico tema come lancio per una profonda esplorazione dell’interplay fra i protagonisti con assoli del contrabbasso e del sax dalla interessante costruzione.
A chiudere il cerchio iniziato qualche riga sopra, ecco l’esplicita dedica “To Trane“, un omaggio in chiave modale a John Coltrane che vale come auspicio a seguire sempre quei “passi da gigante”.