Bruno Tommaso Barga Jazz Ensemble – Dagli Appennini alle Madonie (Caligola records)
Incastonato fra la pianura di Lucca e le montagne della Garfagnana, il paese di Barga è sede da quaranta anni di uno fra i più originali festival jazz della penisola. Nato nel 1986 per iniziativa del musicista ed appassionato locale Giancarlo Rizzardi, fin dalla prima edizione venne abbinato ad un concorso di arrangiamento e composizione per orchestra jazz, idea concretizzata tramite la collaborazione del contrabbassista e compositore Bruno Tommaso, a cui venne affidata la direzione musicale. “L’idea di una big band professionale mi girava nella testa da parecchio tempo, spiega Rizzardi nel libro “Barga jazz. La storia del festival” curato da Renzo Cresti, ma mi era anche chiara l’impossibilità di realizzarla, vista la mancanza in zona di un numero sufficiente di musicisti capaci e disponibili. L’unica possibilità era di avere dei finanziamenti per un progetto che convincesse eventuali sostenitori. Mi venne l’idea del concorso per arrangiamento e composizione per orchestra jazz, idea certamente originale,considerando che, almeno in Italia, non c’era niente di simile, ma di difficile realizzazione. Su iniziativa di Adriano Mazzoletti, primo presentatore del Festival, (che in Rai aveva un notevole credito per quanto riguardava la musica jazz) nel mese di novembre 1987 l’orchestra di Barga Jazz fu invitata al Festival Jazz di Parigi”.
Ho un ricordo personale del festival e della sua bella, frenetica atmosfera che in quei giorni fra Luglio ed Agosto avvolge il bellissimo centro storico, quando arrivai in paese per assistere al concerto della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden e Carla Bley, al teatro dei Differenti, la sala che ospita le esibizioni dei musicisti a partire dal 1999.
Lungo i quasi quaranta anni di vita quasi ininterrotti, il festival ha ampliato gradualmente i propri orizzonti, a partire dal consolidamento dell’orchestra residente, diretta per quasi un trentennio da Bruno Tommaso ed ora affidata alle mani di Mario Raja, alla quale compete l’esecuzione delle composizioni selezionate e nella cui storia sono comparsi, fra i moltissimi altri, Paolo Fresu, Stefano Bollani, Luca Flores, Marco Tamburini, per giungere all’organizzazione di seminari e masterclass tenuti da musicisti quali Steve Swallow, Kenny Wheeler, Franco D’Andrea, alle produzioni originali ed alle iniziative che coinvolgono la tradizione enogastronomica locale.
Una storia che meritava una celebrazione, come il disco pubblicato da Caligola “Dagli Appennini alle Madonie“, occasione anche per sottolineare il ruolo e l’importanza di uno dei suoi creatori, Bruno Tommaso, al quale è dedicato un significativo ritratto nelle note di copertina firmate da Stefano Zenni. “Bruno Tommaso si sente vicino a quei compositori del passato che concepivano la musica come un codice di significati da svelare, che solo gli iniziati erano in grado di comprendere fino in fondo. Ma qui non c’è ombra di snobismo elitario:in verità Tommaso concepisce questa rete di allusioni e significati come un gioco che può essere goduto tanto da chi coglie i segnali quanto da chi rimane in superficie. Ed è un gioco amabilmente artigianale, frutto di arguzia creativa e sapienza tecnica, che ha uno scopo ultimo: raccontare una storia con mezzi puramente musicali”.
Il gioco, questa volta, è anche un viaggio, quello compiuto dal compositore insieme ad una selezione dall’orchestra di Barga , un tentetto composto da Andrea Guzzoletti, Alessio Bianchi (trumpet),Roberto Rossi (trombone)
Nico Gori (alto sax, clarinet), Alessandro Rizzardi (tenor and soprano sax) Rossano Emili (baritone sax, bass clarinet) Andrea Mucciarelli (electric guitar) Stefano Onorati (piano) Guido Zorn (double bass) Walter Paoli (drums), che si imbarca dalla Garfagnana per giungere in Sicilia, mescolando il linguaggio del jazz al materiale popolare delle diverse regioni attraversate, in una continua metamorfosi che vede l’ensemble assumere i tratti, di volta in volta, di big band jazz, banda di paese, fanfara, orchestra di liscio e rock band nel segno di Frank Zappa.
Si parte proprio dal chitarrista di Baltimora, idealmente unito alla figura di Charles Mingus, dopo l’introduzione sulla struttura di canone di “C Nona“, con “I tre moschettieri sono quattro” , introdotta dalle fitte trame del pianoforte di Onorati e sviluppata, dopo un solo del contrabbasso, su un andamento interlocutorio che si conclude con la lunga frase collettiva, ricca di assonanze zappiane. Quindi partenza “geografica” dell’itinerario con le cadenze danzanti di “Alla Moresca” , a celebrare un originale connubio nato in epoca medievale, fra la Garfagnana e le storie di Orlando e dei Paladini , che cela una swingante sezione animata dai soli del sax, del trombone e del piano.
Per poi svalicare ed arrivare in terra di Romagna, con un’a’esplorazione del rapporto fra la più celebre delle musiche da ballo, il liscio, ed il jazz. “Da testimoni attendibili, spiega Tommaso, ho appreso che qualcuno dei musicisti delle orchestre di liscio, fra una performance e l’altra, si concede il lusso di divagarsi con i soli di Parker & friends…. Qualche motivo ci sarà“. Dopo la mazurka iniziale, il compositore mette in fila una serie di suggestivi duetti, il pianoforte ed il clarinetto, le due trombe, la chitarra elettrica e la batteria, il trombone ed il sax, nei quali gioca a nascondere temi celebri, (“Un giorno dopo l’altro” di Luigi Tenco sigla della seconda serie di Maigret), echi di Miles Davis, colonne sonore. Quindi si vola in Sardegna con una doppia versione di “In sa notte profunda” resa celebre da Paolo Fresu, che assume le tinte solenni dell’inno e quindi icolori latin nella trasposizione “En la noche profunda“, creata per il concerto finale dei Seminari di Siena Jazz nel 1994.
Gli ultimi tre brani sono dedicati al sud della penisola. “Puglia sound” si apre su toni orchestrali umbratili che riflettono il tema dello sfruttamento del lavoro manuale, attraversa una lunga sezione con l’assolo della chitarra di Andrea Mucciarelli e si conclude sulle cadenze danzanti di una tarantella accompagnata dai soli del sax baritono e del pianoforte.
” Immigrati” scritta da Tommaso nel 1999 per gli studenti del Conservatorio San Pietro a Majella, musicisti già diplomati sugli strumenti classici iscritti al corso di jazz che in quell’epoca non avevanei Conservatori italiani vita autonoma, avvolge totalmente l’ascoltatore con l’aggressivo riff degli ottoni dai richiami balcanici e gli interventi della tromba , del trombone e della chitarra che mantengono un alto grado di temperatura.
“Alla Solfatara” è occasione per ricordare l’opera del primo etnomusicologo italiano, vissuto fra il XIX ed il XX secolo, Alberto Favara Mistretta, che raccolse e trascrisse un grande patrimonio di musiche popolari siciliane, la cui eco si mescola, nel brano, alle decise e drammatiche cadenze orchestrali costruite sul dialogo fra i fiati.
Uno dei pregi maggiori dell’opera è la capacità di amalgamare i contenuti popolari cui attinge con il linguaggio del jazz, una sintesi che, grazie alla sensibilità ed all’esperienza dei componenti dell’ensemble, suona naturale e genuina, attraversata da qualche dose di quello spiritaccio toscano che risolve con l’ironia anche le situazioni più drammatiche.
Non poteva esserci rappresentazione più eloquente delle diverse anime di Tommaso e di BARGAJAZZ, che, detto per inciso, per l’edizione 2025 ha già in serbo grandi novità, con il concorso dedicato al compianto trombettista Marco Tamburini e la presenza quale ospite speciale di Eddie Henderson.